IL PARCO E LA STORIA
In buona parte della pianura bresciana l’Oglio esercitò fin dai tempi antichi una funzione di limite tra territori amministrativamente distinti. In epoca romana il suo corso segnava il confine fisico evidente di contigui “municipia”, e tale funzione di limite la conservò stabilmente: i territori in sponda sinistra rimarranno bresciani e quelli in sponda destra Cremonesi. Profondamente incisivo fu il ruolo del fiume quando l’Oglio divenne vero e proprio confine politico: si pensi al tempo delle rivalità medievali tra Brescia e Bergamo, tra Brescia e Cremona nei secoli XII e XIII. Uno dei più frequenti motivi di contesa era il possesso delle acque: sin dal secolo XI i diritti su ambedue le sponde del fiume furono assegnati a Brescia che li esercitò e difese anche con forti contrasti in particolare con Cremona. Si trattava di numerose e diverse esigenze: di transito, uso delle acque a scopo irriguo, diritti di pesca, azionamento delle ruote di mulini.
Il passaggio verso il regime signorile, con tutte le complicazioni del caso, in particolare le posizioni filo o antiviscontee, se chiese il rafforzamento di alcune strutture difensive per rivalità intestine, affievolì il valore difensivo dell’Oglio: ne è la prova il fatto che in alcuni periodi il fiume non costituì più un vero confine, tant’è che alcuni possedimenti e feudi ne travalicarono il limite. Per il secolo XIV è da ricordare ad esempio la costituzione della Calciana, interessante sia perché per un certo periodo accomunò terre sulle sponde dell’Oglio, sia perché diede luogo a due feudi: la Calciana propriamente detta e, in sponda bresciana, il feudo Martinengo di Urago.
Queste due isole feudali sono abbastanza anomale per la loro lunga durata, avendo termine solo alla fine del XVIII secolo. La Calciana venne acquisita (1364) da Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, duca di Milano nonché figlia di Mastino II della Scala signore di Verona. Unita ad altri precedenti possedimenti di Regina a Pumenengo e, Oltre l’Oglio, verso Rudiano, la Calciana ottenne, grazie alla particolare condizione della feudataria, eccezionali concessioni di privilegi, miranti a garantire la fedeltà di una zona di confine strategicamente importante. Regina della Scala non riuscì ad ottenere i risultati sperati, sicché dopo soli sedici anni (1380) di signoria vendette tutti i possedimenti della Calciana e i relativi eccezionali privilegi che vennero confermati “a perpetuo” ai nuovi acquirenti. Le terre della Calciana Superiore, con Calcio, vennero acquisite dai Secco. La Calciana Inferiore venne divisa tra altri tre proprietari minori di Soncino (i Da Corvo, i Barbò, i Cropelli, più tardi ridottisi a due: i Barbò a Pumenengo e i Pallavicini a Floriano. La parte Bresciana sulla sinistra dell”Oglio fu venduta nel 1380 a Prevosto Martinengo. Questa famiglia era di antica origine bergamasca, discendente da Ghisalberto, conte palatino di Bergamo.
Con l’affidamento del potere al vescovo, i conti palatini si trasferirono nei loro possedimenti di Martinengo, da cui presero il nome. Prevosto Martinengo, che acquistò le terre di Urago, era già conduttore di vastissime proprietà fondiarie della mensa vescovile bresciana in tutta la pianura occidentale, e negli anni successivi allargò i suoi possedimenti, insieme con i fratelli, a tutto il restante territorio sulla sponda sinistra dell’Oglio dal confine con Pontoglio fino a Quinzano. I rapporti tra i Secco e i Martinengo (i primi ghibellini e fedeli a Milano, i secondi guelfi e parteggianti per Venezia) tranne che nel primo periodo, furono sempre pacifici. Con l’avvento di Venezia, dagli inizi del secolo XV alla fine del XVIII, l’Oglio nel tratto settentrionale restò confine interno tra due province venete (il bergamasco e il bresciano), mentre dal fosso bergamasco a Torre Pallavicina divenne confine di stato tra Venezia e lo Stato di Milano. Solo dopo l’avvento napoleonico i territori dell’ex Calciana entreranno a far parte della provincia di Bergamo, e quelli di Urago della provincia di Brescia.
(Testi di Giuseppe Petruzzo)