Rocca Sforzesca – Soncino Cr

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Luogo Categoria: Castelli

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  • Rocca sforzesca del XV secolo. Edificata in una bella posizione, dominante la campagna e la vecchia via di comunicazione verso Cremona, presenta un grande cortile quadrato e un antistante rivellino.
    Quattro sono le torri, di cui una sola tonda. Ancora ben conservato il fossato. È sede di numerose manifestazioni e mostre.

    Le origini

    Fu il degrado in cui versava l’antica rocca di sud-est a determinare il duca Galeazzo Maria Sforza ad erigere una nuova rocca a sud-ovest. La torre a base circolare di sud-ovest, è frutto dell’adattamento del preesistente torrione. I lavori per l’approntamento della nuova fortezza presero avvio nel 1473, su progetto di Bartolomeo Gadio e saranno ultimati entro il 1475.

    Con l’infeudazione del Conte Massimiliano Stampa del 3 novembre 1536, lo splendido manufatto militare venne progressivamente modificato per trasformarlo in castello, cioè renderlo residenziale con alcuni interventi di decorazione pittorica pregevoli e fu realizzata la cappella ricavata nella torre di sud-est. Il fortilizio pervenne in stato di degrado al Comune di Soncino il 27 maggio 1876 per lascito testamentario di Massimiliano Cesare Stampa, 14° e ultimo marchese di Soncino.

    Stemma della famiglia Sforza all’interno della Cappella

    Nel 1883, il Regio Ministero della Pubblica Istruzione incaricò l’architetto Luca Beltrami di progettarne il ripristino e il restauro. L’intervento del Beltrami rappresenta un esempio di ricostruzione condotto sulla base di una rigorosa documentazione storica.

    Descrizione

    La Rocca Sforzesca è alta 28m e larga 73m si articola in due strutture quadrilatere

    II Rivellino: costituiva uno sbarramento fortificato, che doveva assorbire gli sforzi di sfondamento degli assalitori; due scale scoperte permettono tutt’ora la salita allo spalto. Oltre all’uscita verso l’abitato, il Rivellino ne ha una verso la campagna, attraverso un ponte levatoio con un massiccio ponte merlato. Il raccordo tra il Rivellino e la struttura maggiore è operato da due ponti levatoi: uno per pedoni e l’altro per cavalieri e carrozze.

    La Rocca: superato l’androne principale, ecco il piccolo cortile cinto da massicce cortine murarie, percorse da camminamenti con spalti merlati. Il sotterraneo: subito a destra, s’apre una scaletta, la quale porta al sotterraneo della Torre del Capitano, o Torre del Castellano. Scendendo, si raggiunge dapprima il locale che ospitava una porta levatoia, la quale si abbassava sul pontile in muratura, che superava il fossato per introdurre al cunicolo che collegava la Rocca al complesso conventuale di Santa Maria delle Grazie. Uno dei locali, con un rialzo giacilio lungo una parte, fungeva da prigione.

    La Torre del Capitano: una scala interna conduce dal sotterraneo all’abitazione del castellano. La torre è costituita da due locali sovrapposti. Il locale a piano cortile è dotato di un grande camino e d’una finestra. Un’apertura nel muro orientale, presso l’angolo, ospita il pozzo per l’acqua ad uso domestico. La stanza superiore, con pozzo e latrina, era collegata sia allo spalto settentrionale che a quello occidentale da porte levatoie. La ” Torre del Capitano” costituiva l’estrema possibilità di resistenza e difesa, da qui gli assediati potevano raggiungere l’uscita verso Santa Maria delle Grazie. Una scaletta, che si apre nell’androne della porta verso lo spalto, guida al piano della merlatura ghibellina, ossia a coda di rondine.

    Le torri a base quadrata: poste agli angoli orientali, sono identiche. La stanza a piano cortile ha una finestra il soffitto a volta a lunette; due porte conducono, per ripide scalette in laterizio, l’una al sotterraneo costituito da due ordini di locali sovrapposti, l’altra al piano superiore, aperto sugli spalti, un’altra scaletta guida al piano della merlatura. Nella torre di sud-est, il vano al piano degli spalti fu adattato a Cappella.

    La torre a base circolare: presenta un angolo rientrante che permette l’inserimento degli spalti nel baluardo. L’originalità della torre è sorta dalla necessità di adeguare a baluardo un torrione che, con altri otto, costituiva la barriera delle mura del borgo. Al piano degli spalti s’apre un vano a pianta circolare a calotta sferica; attorno ad esso si snoda una scaletta che porta al piano della merlatura, ove in un pilastro cilindrico una scaletta a chiocciola conduce all’osservatorio, aperto sul tetto conico della torre. È il belfredo.

    Il grande fossato che circonda la rocca era diviso in tre settori: permanentemente inondato d’acqua il primo, ad occidente verso la campagna l’acqua per riempire il fossato veniva prelevata da una diramazione della Roggia Bina.

    Testi: Pro Loco Soncino

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